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Che importanza ha il Made in Italy nel mondo?

Che importanza ha il Made in Italy nel mondo?

Tutti abbiamo sempre sentito parlare del "Made in Italy". Ma cos'è? Cosa significa? Quando può essere utilizzata quest'espressione?

"Made in Italy" è un'indicazione di provenienza nata negli anni '80 del '900 per rivalutare e difendere l'italianità di un prodotto. Proprio per la fama di prodotti di qualità, resistenza, durevolezza, e alto gusto estetico che il prodotto italiano, nel tempo, era riuscito a guadagnare all'estero, si rese necessario l'instaurazione di una nuova indicazione di provenienza che ne garantisse l'origine al fine di contrastare la falsificazione della produzione artigianale in settori quali il cibo, la moda, i gioielli, la meccanica e l'arredamento.

Nel concetto comune, con gli anni, questa espressione ha abbandonato il semplice significato di "oggetto prodotto in Italia", ma ha acquisito il significato più ampio di un prodotto del quale è stato curato ogni dettaglio, i cui materiali utilizzati sono di qualità eccelsa, il cui design è innovativo, funzionale e bello alla vista.

 

Qui di seguito, vi invitiamo a leggere un articolo su La Repubblica che parla proprio del made in Italy:

Lusso e cibo, ecco i marchi al top del Made in Italy. Vince Gucci: vale più di 20 miliardi

MILANO - Lusso, cibo di qualità, supercar. Il Made in Italy si riconosce nel mondo per quelli che sono tradizionalmente i punti forti della Dolce vita, declinata in salsa moderna grazie all'apporto di tecnologia, innovazione, narrazione e comunicazione. Gucci è il nostro marchio di maggior valore, seguito da Tim ed Enel.

BrandZ, la classifica che assegna un peso economico ai marchi commerciali realizzata da Wpp e Kantar, ha premiato la maison della moda di proprietà del colosso Kering. Gucci sta vivendo un vero e proprio Rinascimento, con tanto di risultati finanziari record: l'ultimo anno si è chiuso oltre la soglia degli 8 miliardi di ricavi e con una redditività a un passo dal 40 per cento del fatturato. A fronte di questa marcia trionfale, sia nei gusti dei consumatori che nel conto economico, BrandZ ha riconosciuto a Gucci il primato assoluto tra i 30 maggiori marchi tricolori, con 24,4 miliardi di dollari (che equivalgono a 21,5 miliardi di euro al cambio attuale). Rispetto alla passata rilevazione, il balzo è impressionante: il brand vale il 50% in più.

Come detto, Gucci è la capofila di un drappello del lusso ben nutrito: nella top 10 rientrano anche Prada e Armani (rispettivamente sesta a 3,9 e decima a 2,6 miliardi di valore), poi si trovano altri brand quali Fendi, Bottega Veneta, Salvatore Ferragamo e Bulgari. Complessivamente, a questi alfieri della moda italiana (per quanto la proprietà sia in molti casi francese) BrandZ attribuisce 37 miliardi di dollari di valore dei marchi. Una fetta maggioritaria (quasi il 40%) dei 96,9 miliardi riconosciuti a tutti e 30 i marchi del Made in Italy.

Il secondo gruppo forte è quello del food con Kinder al quarto posto, seguito da Nutella (8), Ferrero (11) e Barilla (26). Seguono le Telecomunicazioni: Tim (2, ma assai lontano da Gucci con 9,4 miliardi) e Wind (22) riescono a riportare una crescita del valore dei marchi, nonostante l'ambiente delle Tlc in Italia sia fortemente competitivo e siano sbarcati nuovi operatori - quali Iliad - in grado di conquistare fette di mercato importanti grazie a una politica da low-cost. Al quarto posto tra le "famiglie" di marchi c'è l'energia, grazie all'apporto di Enel e A2a.

Detto del +50 per cento di Gucci, altri marchi che si sono messi in evidenza negli ultimi dodici mesi per capacità di crescita sono stati Ferrari (+36% a 4,75 miliardi); Fiat (+23% a 1,4 miliardi), Campari (+23% a 591 milioni) e Fendi (+22% a 1,9 miliardi).

Cosa rende forti questi marchi? Secondo l'analisi di BrandZ il primo fattore è la presenza internazionale: ben dieci marchi sui 30 rappresentati hanno più del 90% dei loro affari fuori dai confini nazionali. Così possono ampliare la loro base di consumatori, gestire meglio i rischi e capitalizzare la presenza nei quadranti del planisfero che crescono maggiormente. Il "Brand Italia" poggia - secondo gli osservatori - sul patrimonio culturale eredità del passato, fatto di autenticità e stile di vita. Complessivamente è stato un anno positivo: come si diceva, i marchi italiani della top30 valgono quasi 97 miliardi presi tutti insieme e vedono crescere il loro "peso" economico del 14 per cento negli ultimi dodici mesi. Paghiamo però la mancanza di un ampio numero di colossi industriali e siamo così fuori dallo stretto giro dei Paesi più forti: diciottesimi tra i 60 Paesi migliori.

Massimo Costa, a capo di Wpp in Italia, ha commentato i dati sottolineando come molte delle aziende presenti in classifica siano degli "eroi dell'industria, rappresentativi di un tipico modo italiano di far impresa guidato da un forte animo imprenditoriale e dalla capacità di dettare l'innovazione nel loro settore". Proprio la capacità di innovare è di gran lunga il principale fattore di crescita in Italia: i marchi che sono stati capaci di tenere il passo del mondo in evoluzione, se non di anticipare le nuove tendenze, hanno in media visto crescere il loro valore del 17%, contro un misero +1% di quelli giudicati meno innovativi.

FONTE: https://www.repubblica.it/economia/2019/03/20/news/marchi_italiani_classifica_gucci_in_testa-222097070/

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